La “Staged photography” ovvero la fotografia “messa in scena” è un modo di fotografare assolutamente opposto a quello del “cogliere l’attimo”; l’immediatezza, viene sostituita da una preparazione e costruzione della foto, spesso realizzata con la partecipazione di vere e proprie troupe cinematografiche.
Renato ci ha illustrato le sfaccettature di questo tipo di fotografia, dalla ricostruzione attualizzata di opere pittoriche, fino alla creazione di sequenze temporali mostrandoci le foto di diversi autori: Oscar Gustave Rjilander – Ieff Wall – Duane Michals – Hiroshi Sugimoto – Dyane Arbus e Cindy Sherman ).
Ma il maestro indiscusso della staged photography è senz’altro Gregory Crewdson che unisce fotografia, cinema, pittura e letteratura.
Egli confonde l’osservatore presentando situazioni che si svolgono in un tempo indefinito; guardando le sue foto non ottieni certezza su ciò che vedi: anziché partecipare all’attimo fissato dallo scatto, sei proiettato nella scena e spiazzato tanto da faticare a capire cosa è successo o cosa sta per accadere.
Oltre agli elementi perturbanti che compongono le sue scene, in esse incontriamo spesso le “any towns” americane, luoghi di città simili tra loro e indefinite, dove l’architettura suburbana diventa testimonianza di identità culturale.
La serata condotta con passione e competenza da Renato Panzeri, si è conclusa con il richiamo alle opere pittoriche di Edward Hopper e al cinema di Hitchcock e con una approfondita presentazione della trilogia finale di Crewdson : Cathedral of the pines (2012-2014) – An eclipse of month (2018-2019) – Eveningside (2021-2022).
G.Dip
Fotografie di Agostino Galimberti