Anna Torterolo apre la serata sui navigli rivangando i ricordi della sua giovinezza, ricorda il periodo della scuola, la vita delle periferie quando il Naviglio era ancora una via d’acqua utile alle fabbriche e i quartieri erano popolari. L’abbandono delle grandi fabbriche che attirarono migliaia di lavoratori e gli sconvolgimenti che mutarono il tessuto sociale hanno portato intorno ai navigli, studenti, artisti, e tutta quell’umanità vivace e reale così diversa dalla grigia città piena di traffico.
Passando dalla nostalgia alla storia, quei canali che per volere degli Sforza e grazie anche a Leonardo circondarono Milano, entrarono fin dal 1500 nei paesaggi, nei costumi e nell’arte della città. E’ soprattutto nella seconda metà dell’ottocento con la “scapigliatura” che i navigli vengono consacrati come scenari artistici. Da Angelo Inganni al giovane Segantini, da Emilio Gola a Mosè Bianchi, i navigli consolidano la tradizione di luoghi caratteristici di Milano.
Oggi il settore della moda si è riappropriato degli spazi abbandonati dalle grandi industrie, i ristoranti e i locali per turisti hanno sostituto le locande dei traghettatori e dei cavallanti; le lavandaie rimangono solo nella fantasia dei pittori che continuano a dare un po’ di colore a una vita che non c’è più.